La riparazione

Autorole di reclutamento sottoposto forte

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    Gilgamesh stava sorvolando l’isola di Dawn con il suo nuovo potere con in braccio il suo compagno e la nuova spada acquisita. Aveva purtroppo perduto il martello del bandito, ma non poteva rischiare da vita per una semplice arma, seppur importante. Sotto di lui aveva potuto osservare alcuni membri della marina che stavano cercando di disegnare la sua figura, chissà cosa ci avrebbero fatto? Che fosse diventato un ricercato anche lui? Questo non era da escludere se gli avessero attribuito l’omicidio di quel cavaliere. Peccato che non tutti avrebbero saputo che quell’uomo era pazzo. I due atterrarono in un vicolo.

    “Dottore come sta? Tutto ok?”

    Chiese Gilgamesh preoccupato, l’uomo si aggiustò gli occhiali, prese un bel respiro e rispose:

    “Ragazzo, io non so se sono pronto per queste situazioni. Non sono un combattente, non sono un guerriero, non posso esserti utile in questa crociata.”

    “Ma crociata di cosa Dottore, io ho solo bisogno di qualcuno che mi rammendi le ferite.”

    Si toccò il petto che continuava a sanguinare. Gilgamesh aveva subito ingenti ferite ed era piuttosto debilitato. Si appoggiò con un ginocchio a terra per la fatica. Il Dottore accorse.

    “Dai andiamo dentro…”

    Disse e lo prese sottobraccio per accompagnarlo in una delle bettole disabitate in cui era solito risiedere il Dottore. Quest’ultimo iniziò subito ad armeggiare cercando di curare le ferite del ragazzo avvolgendolo in bende e facendo alcune suture con ago e filo. Tra una smorfia e l’altra del giovane i due colloquiarono.

    “Gilgamesh hai mangiato un frutto del diavolo. E’ incredibile. Non pensi che sia il caso di testare il tuo potere? Che razza di frutto è?”

    “Effettivamente sono abbastanza incuriosito, a quanto pare sicuramente posso volare e un colpo di quel cavaliere che mi avrebbe ucciso è come se mi fosse passato attraverso.”

    Provò a concentrarsi e il suo corpo iniziò a brillare come se fosse fatto di luce.

    “Sembra proprio un frutto che mi permette di controllare in qualche modo la luce, sembra decisamente interessante come potere, devo ringraziarti per avermelo concesso, avresti potuto mangiarlo tu.”

    “Io non penso che possa mangiare così un frutto alla cieca, si ha solo un’occasione nella vita, non posso sprecarla con un tentativo casuale, devo documentarmi prima di cosa sto mangiando. Non sarei stato capace di essere così avventato.”

    “Guarda che probabilmente quel cavaliere pazzo ci avrebbe ucciso entrambi senza batter ciglio, fortuna il potere di questo frutto. Comunque in genere questi frutti del diavolo potenziano le abilità combattive di un individuo, quali più quali meno, ma sono comunque un miglioramento e permettono di diventare dei super uomini.”

    “Hai ragione anche tu, ma io non mi fido. Se devo accompagnarti nel tuo viaggio comunque penso di aver bisogno anche io di un tale potere.”

    “Ci mancherebbe altro, te lo procurerò.”

    “Ma non a caso come il tuo, voglio un frutto che mi conceda un potere interessante, devo documentarmi su come riconoscerli e come trovarli.”

    “Da quello che so io però questi frutti sono unici e, finché non muore il possessore, non si reincarnano.”

    “Beh allora uccideremo chi ha il mio frutto come abbiamo ucciso quel cavaliere.”

    “Emh… No, cioè non penso, Dottore non possiamo sterminare innocenti. Anche quel cavaliere, io ho cercato di salvarlo fino all’ultimo, pensavo davvero potesse redimersi, ma non capisco perché era davvero fuori di senno. Per fortuna che almeno ne abbiamo recuperato la spada.”

    “Pensi sia saggio andare in giro con l’armamentario dell’Alto Regno? Questo non ti renderebbe particolarmente riconoscibile?”

    “Dottore, te lo prometto: non lascerò più nessuna arma indietro. Già ho perso il mio primo trofeo, il martello di quel bandito del lago. Dovevamo salvarci la vita, ma sono ancora particolarmente turbato.”

    “Guarda ragazzo, penso siano le ferite che parlano, era solo uno sciocco martello. Ora riposa che hai subito gravi danni, nonostante il tuo esoscheletro, diciamo, potenziato. Sei un ragazzo particolarmente interessante.”

    “Cerca di non fare troppi esperimenti su di me, però hai ragione devo riposare.”

    “Non so, il tuo potere forse un giorno potrà essere usato per creare armi fotoniche, sarà interessante lavorarci su, te lo assicuro. Ora riposa comunque che io ho da fare.”

    Il Dottore aiutò Gilgamesh a stendersi si un tavolo di marmo gelido che era attutito da stracci consunti. L’abitazione non era troppo accogliente, ma almeno era un posto sicuro dove, per ora, nessuno li avrebbe cercati. Erano stati coinvolti in un bel caos. Probabilmente avevano anche già interrogato il locandiere che aveva sicuramente descritto i due individui, speravano solo che almeno lui li avesse dipinti come dei salvatori. Se era ancora in vita, era merito loro. Chissà se avrebbe superato la notte. Non potevano comunque rischiare di tornare in un posto così affollato a così poco da quel trambusto.

    Il Dottore si guardò intorno, vide il cumulo di parti del corpo che aveva raccolto, tolse il telo. C’era qualcosa che gli continuava a frullare nella testa: quella donna era un cyborg. Parti del corpo metalliche che insieme creavano un essere umano che sembrava in tutto e per tutto reale. Una creazione incredibile. Un’opera d’arte stupenda. Doveva tentare di replicarla. Iniziò ad armeggiare con i suoi strumenti e con quelle parti del corpo che aveva collezionato.

    “Vediamo un po’… Questa va qui, quest’altra di qua. Quella donna era una creazione incredibile, quel portamento, quei movimenti fluidi, doveva essere stata opera di uno scienziato luminare. Qui però, che cavolo, non funziona niente!”

    Lanciò via un braccio, non riusciva ad assemblare quelle parti, più che altro non riusciva a trasmettere una scintilla di vita a quell’ammasso informe di arti e carne. Doveva schiarirsi le idee, uscì in strada e si assicurò di coprirsi accuratamente il volto, non voleva essere riconosciuto. Richiuse bene la porta dietro di sé e lasciò Gilgamesh riposare in pace. Si avviò per i vicoli della città, doveva schiarirsi la mente.

    “Non posso lavorare in questo modo, le mie conoscenze non sono sufficienti. Chissà quella donna da dove veniva, chi l’aveva creata. Se fosse opera di sé stessa o se avesse un creatore. Certo che sarebbe interessante fossi io ad esserne il padre.”

    Si aggirò nei vicoli della città sempre incappucciato e cercando di non dare nell’occhio. Era solito infatti, anche prima di conoscere Gilgamesh, di muoversi senza essere visto con il favore delle tenebre. Ormai era passata più di qualche ora dal disastro del bordello e il Dottore decise di bazzicare nuovamente in quei luoghi, chissà se avesse trovato qualche cosa di interessante.
    La sua attenzione fu attirata da un leggero sfrigolio che risuonava nei silenziosi vicoli della città. Lui conosceva quel rumore, ne era già stato affascinato in precedenza. Scattò verso un cassonetto pieno di sacchi di immondizia maleodorante, scavò con vigore perché aveva già intuito cosa stava per trovare: ad un certo punto, dopo aver spostato l’ennesimo sacco nero, eccola lì. La donna del bordello, quella fantastica creazione che aveva salvato loro la vita. Non poteva lasciarla lì, esagitato la prese e la portò via con sé in un sacco che si mise in spalla. Corse, sempre sincerandosi di non dare nell’occhio, per raggiungere più rapidamente possibile quello che per il momento era il suo laboratorio, dove c’era Gilgamesh che sonnecchiava cercando di recuperare dal cruento combattimento che lo aveva coinvolto qualche ora prima. Il Dottore vuotò il contenuto del sacco su un altro tavolo da lavoro.

    “Bellissima, incredibile, indescrivibile, quasi perfetta.”

    Quasi infatti. Quella donna non era stata in grado di resistere al colpo del cavaliere e non aveva difese incorporate. Se avessero potuto implementare alcune tecnologie interessanti sarebbe diventata sempre più l’essere perfetto. Forse il Dottore aveva sbagliato tutto nella vita, creare la vita dalla morte era impossibile, ma migliorare la vita di una creatura del tutto artificiale forse era la vera via per la creazione assoluta. Iniziò quindi a lavorare sul corpo della donna.

    “Vediamo un po’, potrei implementare queste dita tecnologiche nelle mani di questa donna così che possa aiutarmi con le suture. Questi sottili cavi metallici se utilizzati con criterio potrebbero essere interessanti anche per scassinare porte o raggiungere eventuali luoghi difficili con cui interagire. Penso proprio che li aggiungerò…”

    Gli occhi dello scienziato si iniettarono di entusiasmo e vena artistica. Aveva iniziato a creare, stava davvero creando qualcosa di suo.

    “Bisogna darle modo di difendersi. Mi pare che avessi da qualche parte…”

    Iniziò a rovistare in giro per il suo laboratorio improvvisato quando estrasse delle piccole pistole rudimentali.

    “Ecco qui, queste potrebbero fare al caso suo, inserite nelle dita della donna le daranno l’opportunità di sparare qualche colpo dalle mani, così che possa difendersi e difendermi a distanza.”

    Il Dottore infatti stava facendo quell’esperimento non solo per suo diletto e per interesse personale, ma perché si era sentito davvero impotente in quello scontro. Se si fosse avvicinato al cavaliere, avrebbe di certo perso un arto come il locandiere. Non era in grado di combattere, non era un guerriero, lo aveva già detto a Gilgamesh, però era intelligente e aveva una particolare predisposizione all’inventiva. Questo forse gli avrebbe permesso di escogitare qualche stratagemma per difendersi ed essere utile: questo stratagemma si sarebbe chiamato Eva.

    “Bene bene, dopo aver risolto il problema del combattimento a distanza veniamo a noi. Serve qualcosa per combattere contro un nemico come il cavaliere, una spada che gli permetta di duellare come sa fare anche Gilgamesh, poi la addestreremo a riguardo.”

    Prese una vecchia lama che aveva conservato perché troppo piccola e iniziò ad installarla nel suo braccio destro. Era un’operazione particolarmente delicata, ma il Dottore si trova a suo agio con quei circuiti e cavi, come se avesse sempre lavorato su questo tipo di strutture. Nei suoi occhi era evidente l’entusiasmo, è in quelle circostanze che si sentiva davvero vivo. Dopo qualche tentativo, la spada finalmente era installata. Cliccò su una piccola levetta posta sotto al gomito e l’arma, con uno scatto, uscì dalla sua guida e si allungò. Era perfetta. Perfetta come tutto il resto. Ora non restava che tentare di svegliare la donna alla quale aveva riattaccato anche la testa.

    “Bene ora vediamo di accenderti. Dov’è il bottone.”

    In fondo alla schiena, poco sotto l’ultima vertebra lombare c’era un piccolo bottoncino che il Dottore premette. Sfrigoli elettrici, qualche piccola nuvoletta di fumo, rumori metallici vari ed ecco qua che la creatura iniziò a muoversi. Alzò il busto di scatto e si mise seduta sul bancone sul quale stava lavorando.

    “Inizializzazione protocollo di avvio. Restart.”

    Qualche secondo di silenzio, il Dottore era completamente rapito da quella struttura così magnifica che si stava animando per merito suo, il delirio di onnipotenza stava crescendo sempre più. Anche Gilgamesh fu svegliato da quei rumori e cercò di raggiungere i due.

    “Ehi D-dottore, ma che succede.”

    “SSSSSSSSSSSSSSSSHHHHH!”

    Lo interruppe bruscamente il Dottore e gli indicò la donna che avevano visto al bordello. Gilgamesh fu imbarazzato, era completamente nuda. Dettaglio che non era stato minimamente calcolato dallo scienziato che non aveva, a quanto pare, interessi sessuali nei suoi confronti. Giglamesh però non poteva far finta di non essere attratto da quel corpo perfetto e sensuale. Il Dottore però era stato imperativo. Doveva far silenzio, la situazione era delicata, non avrebbe voluto combattere nuovamente, doveva ancora riprendersi, decise così di non controbattere e attendere osservando cosa sarebbe accaduto. La donna parlò:

    “Identificare soggetto creatore.”

    “Sono tuo padre.”

    Disse il Dottore con tono perentorio. Giglamesh non stava davvero capendo cosa stesse succedendo, ma decise di continuare ad osservare in silenzio.

    “Grazie Padre. Rilevazione malfunzionamenti, diagnostica generale.”

    Dei rumori metallici continuarono a far sfrigolare la donna mentre si iniziava a muovere con movimenti non del tutto naturali. Le braccia si piegavano al contrario e la testa fece un giro completo prima di tornare dritta.

    “Rilevato grave trauma al collo, distacco della sezione Capo risolta, si consiglia riposo e di non sforzare la parte in questione. Status generale: ok. Rilevati nuovi innesti, configurazione.”

    Ancora rumori metallici, il Dottore si stava quasi commuovendo, sul suo volto l’espressione di un bambino a natale. Diede anche una gomitata a Gilgamesh con l’intento di attirare la sua attenzione e fomentarlo. Quello era stato il primo contatto fisico tra i due da quando si erano conosciuti. Era davvero senza controllo.

    “Innesto #01: Dita di precisione. Configurato. Innesto #02: Pistola digitale. Configurato. Innesto #03: Spada retrattile. Configurato. Non ci sono altri aggiornamenti. Si procede all’avviamento della modalità di dispersione tra la folla.”

    Il corpo della donna sembrò spegnersi, chiuse gli occhi, si accasciò, ma poi si riprese di colpo.

    “Ehi, dove sono? Chi siete voi?”

    Il dottore era basito, quasi che non riusciva a parlare, ma doveva impegnarsi.

    “Ciao Eva. Tu sei Eva e io sono tuo padre. Questo è Gilgamesh, un nostro amico.”

    “E-eva. S-si, ciao P-padre.”

    La donna sembrava poco convinta, ma non mise in dubbio le parole dello scienziato. Come se qualche ordine irrazionale la avesse convinta che quella che stesse ascoltando fosse la verità.

    “M-ma dove siamo? Non ricordo nulla, siamo amici? Posso aiutarvi?”

    Gilgamesh non riuscì più a trattenersi, perché quella situazione gli sembrava davvero surreale.

    “Ciao Eva, siamo in una casa nell’isola di Dawn, dovrebbe essere il laboratorio di tuo papà, però per favore vestiti, dai metti questa.”

    E le porse una coperta cercando di aiutarla a coprirsi.

    “Ah già, sì il pudore. Però se volete con voi posso anche non vestirmi, come preferite.”

    Era molto servizievole nei loro confronti, anche troppo e Gilgamesh fu un po’ turbato dalla cosa, sembrava quasi di stare approfittando di lei, mentre il Dottore non sembrava affatto disturbato anzi, quella sensazione di controllo assoluto sulla sua creatura lo faceva sentire davvero vivo.

    “No grazie, puoi anche vestirti, anzi soprattutto devi vestirti in pubblico e non dobbiamo attirare l’attenzione, abbiamo già troppi occhi puntati su di noi. Hai capito Eva?”

    “S-sì. Ho capito Padre, non ti deluderò.”

    “Ehi Gilgamesh, stavo pensando, non è che mi aiuteresti nella costruzione di alcuni razzi propulsori? Stavo pensando che starebbero benissimo su quei lisci polpacci di Eva, così che possa correre più rapidamente per soccorerci.”

    “Sì, soccorrervi.”

    Ripeté la donna, mentre il ragazzo era sempre più preoccupato e prese da parte il Dottore in un angolo per parlare in modo che non fossero sentiti da Eva.

    “Dottore, ma che hai combinato? Che stai facendo? E’ sicuro portare con noi la donna del bordello? Non è che la stanno cercando? Se fosse importante per qualcun altro dell’Alto Regno?”

    “Gilgamesh, non preoccuparti, sta sereno. Vedi che l’ho trovata in un cassonetto, pensano che sia andata butt…”

    “In un cassonetto??? Ma capisci? Magari se qualcuno la vedesse si insospettirebbe? Chi l’ha aggiustata? Chi l’ha tirata fuori dal cassonetto? E’ una faccia nota e coinvolta nell’omicidio del cavaliere, l’abbiamo lasciata nella stanza col suo corpo privo di vita. Pensi davvero sia saggio accompagnarsi con lei?”

    “Guarda Gilgamesh, intanto calmati. La mia creazione è incredibile e non transigerò su questo. Considera che era lei ad avere il frutto del diavolo…”

    “Appunto! Era il possesso di un frutto del diavolo! Chissà dove l’ha trovato, chissà chi gliela dato, chissà chi la sta cercando! I frutti del diavolo non sono merce comune, se ne era in possesso vuol dire che qualcuno glielo aveva consegnato e sicuro saranno sulle sue tracce e ora il potere di quel frutto è dentro di me. Stanno cercando me… Stanno cercando me!”

    Il Dottore si aggiustò gli occhiali.

    “Gilgamesh stai calmo. Eva ci aiuterà. Come ci ha protetto contro il cavaliere continuerà a farlo e lo farà sempre meglio se mi aiuterai a migliorarla. Poi… Penso che sia venuto il momento di abbandonare Dawn, non ha più niente da offrirci.”

    Gilgamesh rimase in silenzio. Quando era preoccupato e pensoso, l’unica cosa che lo aiutava era fabbricare qualche strumento strano. Iniziò quindi a lavorare a quattro mani con il Dottore per la creazione di razzi propulsivi che avrebbero potuto aiutare Eva a correre più rapidamente e ad infliggere colpi più forti con i suoi calci. Intanto la donna li guardava lavorare incuriosita mentre era avvolta da quella lurida coperta.
    Dopo qualche ora di lavoro avevano creato dei propulsori adatti all’inserimento dei polpacci della donna. Il Dottore le si avvicinò e la spense nuovamente.

    “Vedi Gilgamesh? Il controllo. Niente di più gratificante. Non cerchi anche tu di controllare la tua vita?”

    Mentre parlavano inserirono i propulsori nei polpacci della donna.

    “Non so se stiamo facendo la cosa giusta, spero solo che questa donna non stia soffrendo.”

    “Ma che soffrendo che sta meglio di noi.”

    Ripremette il pulsante di accensione.

    “Innesto #04: Razzi propulsivi. Configurato. Non ci sono altri aggiornamenti. Si procede all’avviamento della modalità di dispersione tra la folla.”

    Eva riprese a comportarsi da umana.

    “Ciao Padre, ciao Gilgamesh. Bentrovati, ho fatto proprio un bel riposino, voi come state?”

    La coperta le cadde rivelandole un seno.

    “Bene Eva, tutto apposto, però ricordati il pudore per favore. Non dobbiamo dare nell’occhio è categorico. Ok?”

    Eva guardò il Dottore che annuì e lei annuì in risposta.

    “Ragazzi forse è il caso di prendere davvero in considerazione l’idea di lasciare quest’isola. Non vorrei che qualcuno dell’Alto Regno venga a cercarci. Qualcuno di voi sa navigare?”

    Tutti si guardarono perplessi. Nessuno di loro aveva mai portato una barca, ma per fortuna Gilgamesh almeno aveva ereditato da un lontano parente un catboat.



    Forza: 30
    Destrezza: 25
    Costituzione: 20
    Armi:

    Armature: Nessuna
    Ferite:

    Stamina: 300
    Fatica: 0
    Nome: Gilgamesh Uruk
    Energia: Verde
    Fazione: Pirati
    Altezza: 187 cm
    Classe: Maestro d'armi
    Stile speciale: Nessuno
    Frutto: Nessuno



    Forza: 15
    Destrezza: 20
    Costituzione: 30
    Armi:

    Armature: Nessuna
    Ferite:

    Stamina: 200
    Fatica: 0
    Nome: Il Dottore
    Energia: Gialla
    Fazione: Pirati
    Altezza: 192 cm
    Classe: Maestro d'armi
    Stile speciale: Nessuno
    Frutto: Nessuno



    Forza: 25
    Destrezza: 15
    Costituzione: 20
    Armi: Nessuna
    Armature:

    Ferite:

    Stamina: 200
    Fatica: 0
    Nome: Eva
    Energia: Gialla
    Fazione: Pirati
    Altezza: 225 cm
    Classe: Dottore
    Stile speciale: Innesti
    Frutto: Nessuno



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